Echi dal Profondo

"Ricordate ciò che state vedendo perché il mio consiglio per voi è questo: siete come l'aquila e il falco. Se vi terrete legati l'uno all'altro, anche se per amore, non riuscirete a volare e vi ferirete a vicenda. Se volete che l'amore tra voi duri a lungo dovete volare insieme, ma liberi, senza lacci e costrizioni che vi impediscano di essere voi stessi".

da un racconto Sioux



11 Novembre 2022

Molto tempo fa, aldilà del profondo Canyon sorgeva una piccola casa in mezzo al nulla. Da quegli altopiani pareva che l'arido deserto stesse divorando giorno dopo giorno la natura incontaminata di quei posti. Un panorama di straordinaria bellezza per chi era di passaggio. Terre maledette per chi viveva da quelle parti. Nel tardo pomeriggio, mentre la luce del sole filtrava attraverso le crepe rocciose, da quel piccolo rifugio le ombre del maestoso Canyon disegnavano le più bizzarre forme sulla polvere a valle. L'aria era permeata dall'odore di terra secca e legno bruciato.

Quella sera un vento leggero soffiava dolcemente tra le imponenti rocce rosse e Anna osservava con incanto la danza dei fiori selvatici che punteggiavano la vasta e verdeggiante distesa che da lì si estendeva instancabile per miglia e miglia.
In quel silenzio avvolgente vi era tutta la magia e il terrore di quei posti e a malapena veniva scalfito dal suono ritmico dell'ascia che continuava a battere sul grande ceppo di fronte casa. Tirando su il braccio Manuel si asciugava il sudore dalla fronte e ogni volta coglieva l'occasione per lanciare uno sguardo verso il patio sotto cui Anna faceva ondeggiare le mani come se stesse modellando dell'argilla invisibile. La sua bellezza era nota tanto quanto la sua fama di strega che le era stata affibbiata molto tempo prima dai vaquero. I suoi lunghi capelli neri brillavano in una brezza luminosa come un cielo di notte e quegli occhi erano pozzi di mistero nei quali fin troppi hombres vi erano cascati dentro. La pelle molto chiara la rendeva persino più irresistibile e al tempo stesso spaventosa.

Anna, ultima discendente delle streghe di Santa Fe. Anna, aura incandescente che ammalia le anime e poi le divora. Anna, nell'abisso del tuo sguardo risiede un'anima triste che danza tra le ombre dell'esilio.

Manuel, sciocco cane innamorato. Manuel, ti sei schierato anche contro chi ti ha sfamato pur di andar via con lei. Manuel, braccia forti e occhi innocenti. Quella donna porta solo guai e a causa sua non vivrai a lungo.

Anna, che accarezza dolcemente il suo ventre rigonfio e sussurra ninnenanne dimenticate.

Manuel, che tra poco tempo sarà padre, ha consacrato la sua vita alla donna che ama.

Nel crepuscolo dorato del deserto, i loro sguardi si incontrarono e si intrecciarono come i venti che sussurrano tra le dune. Poco dopo, fu lui a salvarla dal feroce linciaggio e per amore rinunciò a ogni cosa. Mentre la sua folta barba nera splendeva sotto la luce del sole, quel giorno disse ai suoi che sarebbe morto volentieri per lei e fu chiaro sul fatto che non avrebbe esitato a premere il grilletto contro chiunque avesse provato a farle del male. Andarono via al galoppo, uno accanto all'altra, scomparendo nella polvere del deserto sotto la luce calda di un tramonto qualsiasi. Nessuno osò mai mettersi sulle loro tracce per quei sentieri dimenticati da dio.

Manuel continuava a battere vigorosamente con la sua ascia mentre nel crepuscolo infuocato il sole si lasciava cadere all'orizzonte ridipingendo di oro ambrato le praterie. Nei pressi della casa vi era un antico sentiero che si snodava attraverso un fitto bosco di pini e querce e che conduceva a valle. Pochi uomini conoscevano quelle strade e quei pochi le evitavano. Soltanto chi era nato da quelle parti si addentrava in quei labirinti selvaggi e anche costoro non si trattenevano mai troppo a lungo. Si racconta tutt'oggi che in quei posti intrisi di mistero dimorino streghe e spiriti furiosi dei nativi. Persino Anna, che conosceva a menadito quasi ogni strada, portava un rispetto reverenziale per quei luoghi.
- Tra un po' farà buio. Vieni dentro -, disse Anna raccogliendosi i capelli dietro la testa.

Fece finta di non sentire. Era quel tipo di uomo che non lascia mai un lavoro a metà. Si voltò verso di lei e per l'ennesima volta non poté che soffermarsi sulla straordinaria bellezza della sua compagna che in quel momento era ferma a seguire con lo sguardo il planare quieto di un falco solitario sopra le loro teste. Il suo modo di contemplare il mondo trascendeva dal semplice osservare. Ovunque si poggiassero, i suoi occhi si illuminavano di meraviglia e ammirazione. Entrava in connessione con l'essenza selvaggia di quei luoghi e il suo spirito risuonava nell'eco di quel richiamo.

Manuel si tirò su di scatto e Anna scrutò il suo sguardo per capire se avesse dovuto preoccuparsi. Dal sentiero, un leggero batter di zoccoli si faceva sempre più intenso insinuandosi nell'aria. Il vecchio cane abbaiò e a poca distanza una nuvola di passeri spiccò il volo. Capitava talvolta che piccoli gruppi di Navajo passassero di lì, ma per qualche ragione quegli zoccoli suonavano come un presagio di morte.

- Va dentro. - fece Manuel mantenendo lo sguardo fisso in direzione del sentiero.

Anna, donna testarda e forte di spirito, esitò. Lo sguardo del suo uomo, questa volta, non lasciava possibilità di scelta

Le sagome di tre gringo a cavallo sbucarono fuori dagli alberi e non ci volle molto prima che Manuel capisse a chi appartenessero quelle brutte facce. Ne aveva sentito parlare da alcuni Sachem delle tribù locali. Era da un po' che i fratelli McCoy si aggiravano da quelle parti. Qualcuno diceva che erano in cerca di oro. Altri sostenevano che erano sulle tracce di un bandito su cui pendeva una grossa taglia. E altri ancora suggerivano che loro stessi erano in fuga. Comunque, tutti erano concordi sul fatto che fossero assassini spietati, della peggior specie.

Cercò di capire se avesse abbastanza tempo per entrare in casa e prendere il suo Winchester ma in un batter d'occhio quelli furono sopra la sua testa. Circondato dalle ombre dei loro cavalli non poté che fare buon viso a cattivo gioco.

- Cosa vi porta qui, amigos? -, chiese Manuel sforzandosi di scomporsi il meno possibile.

Qualche secondo di silenzio. I tre si guardavano attorno. Poi il più grosso dei tre sputò a terra e con voce calma disse: - Stiamo cercando qualcuno e forse tu puoi aiutarci. -

Le budella gli si aggrovigliarono dentro e tentando di non farsi tradire da una voce incerta rispose che da quelle parti non passava mai nessuno e quindi che non avrebbe potuto aiutarli. Nel suo cuore il terrore stava giocando una mano di poker contro la speranza che i tre ceffi fossero in cerca di un'altra persona.

- Qual è il tuo nome, amigo? -, incalzò l'uomo. Aveva soltanto un occhio e non si era preso la briga di indossare una benda. Il suo era lo sguardo fermo e penetrante di chi ha il controllo e sa di avercelo.

Il vecchio Lucky, non abituato a tutto quel trambusto, continuava ad abbaiare innervosendo i cavalli.

- Il mio nome è José. -, rispose Manuel.

- Risposta sbagliata. -

In un attimo l'uomo sfilò la Colt dalla fondina, tese il braccio e il rumore sordo dello sparo si mischiò a quello di un guaito.

- Te lo richiedo, amigo. Qual è il tuo nome? -, esclamò il maggiore dei fratelli mentre abbassava l'arma. - E bada che la prossima volta non sarà un cane a strillare. -

- Te l'ho già detto il mio nome. José. -, fece Manuel contraendo ogni muscolo del suo corpo con lo sguardo dritto verso il suo interlocutore.

- Risposta sbagliata. -

Cadde giù il povero Manuel. Poi, senza batter ciglio, si rialzò tenendosi la spalla perforata.

- Se avessi collaborato -, riprese l'uomo sul cavallo, - io ti avrei tolto subito di mezzo evitando di prolungare le tue sofferenze. D'altronde, non è te che cerco. Ma se c'è una cosa che non sopporto è che mi si prenda per i fondelli. -

I tre scesero da cavallo mentre il vento si portava via un po' della polvere che ricopriva i loro abiti. Sul volto degli altri due vi era un ghigno grottesco e forse per la prima volta nella sua vita Manuel provò un sincero odio. Col braccio funzionante provò ad afferrare l'ascia ma venne anticipato e si ritrovò con la testa in una morsa, tra il ceppo davanti casa e una mano dura e sporca. La canna della pistola baciava la sua tempia e il suo sguardo finì sul vecchio Lucky disteso in una pozza di sangue. Ringraziò il cielo che Anna non potesse vederlo.

Manuel, sciocco cane innamorato. Eri stato avvisato.

- Entriamo in casa. -, disse l'orbo rivolgendosi a uno dei suoi fratelli. - E tu tieni d'occhio questo bastardo. -, ordinò all'altro.

Le ombre si allungavano e si stringevano mentre quei due si dirigevano a passo lento verso l'ingresso di casa. Il tempo sembrava essersi fermato. Stava accadendo davvero, eppure... Gli sembrava tutto così assurdo. Intorno a lui i colori tenui della sera dipingevano un paesaggio di una bellezza eterea in cui un'anima può sempre trovarvi rifugio. Tutto quell'amore dentro e fuori di lui! Anna glielo aveva mostrato. Come può tutto ciò finire in cenere? Come può un uomo essere costretto ad arrendersi di fronte a tanta bellezza? Il suo cuore si spezzava nell'impotenza e allo stesso tempo sentiva come se il cielo e le montagne e il profumo delle calendule e dei lupini lo avessero racchiuso in una bolla attenuando tutta quella disperazione.

Gli uomini spinsero la porta di ingresso e se la richiusero alle spalle. In quel momento l'incantesimo sembrò rompersi. Manuel strinse i pugni e il cicaleccio affannato della sera venne interrotto dalle sue urla strazianti. Provò a divincolarsi. Tese un braccio con tutta la sua forza come se volesse afferrare quei due prima che l'orrore si compisse. Una spalla era ormai andata e il calcio della pistola lo colpì alla nuca tramortendolo per qualche secondo.

- Ora si divertono. -, disse con voce stridente il bifolco sopra di lui. - Vaccaboia, chissà com'è farsi una strega, eh? -

Il bastardo sogghignava e ballava come un matto nel bagliore arancio del tramonto senza mai sollevare la pistola dalla testa di Manuel.

Non le aveva mai chiesto spiegazioni su quelle dicerie. Forse non voleva sapere o forse gli bastava averla al suo fianco. Baciarla in fronte la mattina, prima di andare a lavorare ai campi. Stringerla sotto una coperta di stelle la sera, cedendo ogni volta alla pura bellezza delle sue nudità. E che importanza poteva mai avere tutto il resto! Qualunque fosse la reale natura di Anna, era lei la donna che amava e l'amore è un sortilegio da cui non ci si può sottrarre.

Anna, anima inquieta, ombra sfuggente, danzi col vento e solo ai corvi concedi i tuoi più reconditi segreti. Ascolta la disperazione di colui che ti ha amata e in essa trova la pace che hai sempre cercato.

- È da un po' che stiamo cercando quella cagna. -

Durante quegli interminabili minuti, tuttavia, sperò con tutto sé stesso che con qualche tipo di stregoneria la sua amata avrebbe sopraffatto quei figli di una cagna. Pregava affinché quella dannata porta si riaprisse e la dolce figura di Anna apparisse nella luce.

- Fossi in te me la prenderei con la tua gente. Stupidi idioti. -, ringhiava l'uomo tra uno sputo e l'altro. - Ma come si fa a credere a certe cose! Solo teste di legno come voi cani rognosi potete credere a certe fesserie! Ma se ci metti una taglia di cinquemila dollari sulla sua testa, parola mia, io ti trovo anche il demonio in persona e te lo consegno bello che impacchettato! -

La porta si riaprì, ma Anna non c'era. Non del tutto, perlomeno. Uno dei due era intento a sistemarsi la patta dei pantaloni mentre l'altro, il maggiore dei McCoy, teneva per i capelli la testa della donna. Il resto del corpo era rimasto dentro casa.

Manuel, sciocco cane innamorato. Perché piangi? Ora lei è libera e se riuscirai a calmare il tuo cuore potrai persino udire le sue dolci risate riecheggiare sulle cime di questi monti desolati.

- Ve la siete spassata, eh? Figli di una lurida cagna, mi avete lasciato qui di guardia mentre voi ci avete dato dentro, eh? -

- Per essere una strega mi aspettavo di meglio. Se ne stava lì immobile come un cadavere, quella cagna. -

- Adesso basta. -, tuonò il fratello maggiore mentre il viso bianco di Anna penzolava dalla sua mano proprio a un palmo di naso da Manuel. - Abbiamo trovato quello che cercavamo e sta facendo buio. Mettiamoci in cammino. -

- Uccidetemi. -, implorò Manuel con un filo di voce

La supplica venne accolta e i suoi occhi smisero di piangere.


Si radunano in cerchio tutte le notti,
Vegliano attenti dalle cime dei monti.

Si muovono nelle tenebre terrificanti,
Scrutando le anime dei viandanti.

Vagano su queste terre fin dalla notte dei tempi,
Banchettano come corvi sui corpi degli empi.

Danzano a festa con le anime dei giusti,
Inebriano e rinfrancano i cuori esausti.

Stolto è colui che i loro passi non riesce ad ascoltare,
Sono gli spiriti della notte che ti vengono a cercare.


Il bagliore della luna bagnava d'argento quella landa desolata mentre i corpi esanimi che giacevano a terra venivano inghiottiti dall'oscurità della notte. Il vento sussurrava dolcemente tra le gole del Canyon e gli ululati dei coyote sembravano lamenti di morte. Parole antiche e sconosciute fluttuavano confusamente in un canto che veniva da lontano e che nessuno poteva capire.

Poi il vento soffiò più forte e tutto tacque. Solo quel canto riecheggiava dolce nell'aria. I corvi smisero di beccare e la videro arrivare. La veste bianca e la lunga chioma argentea splendevano nel buio. Si muoveva aggraziata e le sue nenie misteriose riuscivano a calmare ogni cosa lì intorno.
Entrò in casa e vi restò per qualche minuto. Il silenzio fu rotto dal pianto di un bambino e gli occhi della notte videro la vegliarda vestita di bianco andar via stringendo al petto l'ultimo discendente di una stirpe perdutasi nel tempo.


Altamira - Mark Knopfler

Evan Handyside · Mark Knopfler: Altamira | fingerstyle guitar + TAB